Paolo Sceusa

Assolutamente negato per il disegno, il nostro cominciava a dedicarsi allo studio della chitarra classica durante la quarta elementare.

Interessato di più alla musica leggera, abbandonava presto lo studio tradizionale e si affidava al suo innato orecchio musicale per rubare ovunque, da autodidatta, le tecniche per cercare di riprodurre “La bambolina”, “Piccola Ketty” e, soprattutto “Venus”, degli Shocking Blue. Non contento, essendo piuttosto intonato, benché di modeste doti vocali, si avventurava senza pudore nel cantare, negli anni successivi, i brani che suonava e che potevano aiutarlo a conseguire l’interesse di qualche coetanea, diversamente poco interessata alle sue doti fisiche non propriamente appariscenti. Gli anni del liceo lo vedevano frustrato in qualche sua esperienza teatrale con ruoli sempre molto distanti da quelli del protagonista. Allora metteva su il suo primo “complessino”, di nome Bassa Frequenza, col quale imperversava in tutte le feste scolastiche e presso svariati locali da ballo della Regione, imbracciando la sua chitarra elettrica Eko di quarta mano. Le prime composizioni pop della band ricevevano inspiegabilmente l’attenzione della Rai che ne trasmetteva alcune alla radio. Con quegli irriducibili diciassettenni, sottraendo tempo prezioso allo studio del latino, riusciva anche, altrettanto inspiegabilmente, a classificarsi secondo in un concorso per “gruppi musicali”, benché il vasto pubblico votante della sala del cinema che ospitava la manifestazione, contasse meno della metà di amici e parenti. Gli anni dell’università lo vedevano attivamente impegnato in attività notturna come cantante chitarrista acustico da piano bar. La cosa lo portava al semiprofessionismo (con tanto di tessera ENPALS e contributi pagati) e rischiava di farlo imbarcare stabilmente come musicista-cantante nelle navi da crociera delle maggiori compagnie di navigazione del Mediterraneo. Lo avesse fatto, adesso sarebbe come minimo in Fininvest… Convinto con le buone dai genitori (bastarono non più di venti o trenta cinghiate del padre sulla schiena) a rinunciare all’offerta e a dedicarsi con maggior lena agli studi di giurisprudenza, il nostro otteneva di poter suonare nei locali solo d’estate. Sempre inspiegabilmente, riusciva a laurearsi nei termini, a ottenere un’abilitazione e una cattedra per l’insegnamento del diritto, a diventare avvocato e poi magistrato. Intanto componeva e incideva con un amico delle canzoni per bambini, snobbate completamente dagli stessi, ma giudicate “deliziose” dagli adulti. Questo lo induceva a darsi al jazz e, ultimamente, alla scrittura di aforismi, poesie, filastrocche e satire. Da meno di un anno scrive racconti e ne ha pubblicati alcuni per “ilmiolibro”, stampato da Ed. L’Espresso e distribuito da Feltrinelli, dal titolo: il “Manuale per Cherubini che gestiscono una Locanda”. Per facilitarne la lettura da parte della sua deliziosa suocera, purtroppo ipovedente, lo fa stampare a caratteri esagerati. Poiché la cosa non dà il risultato sperato, decide di accompagnare il libricino con un cd contenente le letture di quei racconti,  dotandole di sfondi musicali originali, suonati e composti da lui stesso. Da grande vorrebbe tanto fare lo scrittore a tempo pieno.
La mia Arte (o arti)
Scrittore, poeta, musicista
Professionista SI’/NO
NO
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Monfalcone GO
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